Una poesia sulla porta di casa, l’idea di un cittadino di Via Verdi. Perché non lo imitiamo?

di Damiano Fedeli
Viviamo giorni complicati. E a tutti noi serve un po’ di serenità, un po’ di bellezza. Quelle che la poesia può dare. Deve aver pensato questo il cittadino (o cittadina, non sappiamo) di Fiesole che sulla porta di casa, in via Verdi, ha appeso il suo “Almanacco di poesia”, così lo ha intitolato. Una poesia che tutti i passanti possono leggere, scritta in bella grafia e su uno sfondo acquerellato. La poesia che questo cittadino ha esposto in questi giorni è molto raffinata. Si tratta di versi di Arturo Onofri (1885-1928), poeta metafisico romano, fra i massimi del secolo scorso. E la poesia è del 1928, anno della morte di Onofri stesso. Ed è dedicata al mese di ottobre che sta finendo.

Ottobre dentro un nuvolo declive
sui castagneti, mèdita assonanze
fra l’oro morto delle foglie estive
e l’aria azzurra, pregna di distanze.


Ma un rullio d’ali stringe e circoscrive
l’ultime quasi esanimi fragranze
di terra, e irradia nelle zolle attive
l’armonia di più sveglie concordanze.


Un sussulto, che sembra esalar fuori
dal profondo dei suoli agita a tratti
le morte foglie in brividi sonori.
Ma le respinge in basso, dalle zone
alte, qual pullulio d’angoli esatti,
che l’inverno dei cieli in terra pone.

Arturo Onofri

Facciamo nostra l’idea di questo cittadino e la rilanciamo: non sarebbe bello fare di Fiesole una città della poesia in questi giorni, attaccando tutti davanti alle nostre porte dei versi che diano conforto e ispirazione in questo tempo così difficile?