Il Fiesolano

“Rilassato ma non collassato” videointervista a Erriquez, leader della Bandabardò, che racconta la sua quarantena fiesolana

di Damiano Fedeli

Quando comincia la videochiamata per l’intervista, c’è subito una sorpresa. La lunghissima barba che calava giù dal mento, e che era il suo tratto caratteristico, non c’è più. “In queste settimane ho dovuto sottopormi a una piccola operazione, niente di serio ma mi è costata la barba chilometrica che avevo. L’anestesista mi ha detto: ‘o ti tagli la barba o non possiamo operarti’. Era una barba di 27 anni, quaranta centimetri di pelo che mi tenevano molta compagnia, romanticamente era nata con mio figlio”. Enrico Greppi, l’Erriquez penna e voce della Bandabardò racconta la sua quarantena a Fiesole dove vive da molti anni. Fra nostalgia per gli appuntamenti persi del 25 aprile o del primo maggio e progetti futuri.

“NON SEI SOLO UN’ASTA E UN MICROFONO”

“Mi sono rilassato attento a non collassare”. Li descrive così i suoi giorni, parafrasando un verso di “Beppeanna”, il brano simbolo della band, quello che, appunto, recita “Se mi rilasso, collasso”.  “Ho fatto un pit stop, diciamo. Sono pieno di energia e sto ricominciando a scrivere, un racconto, insieme a un mio amico scrittore. Ho diversi progetti che riesco a portare avanti.  Ci sono delle cose che dicevi da anni che avresti fatto, come sentire certi amici che non vedevi da 35 anni. E che ora ho trovato il tempo di fare. Per ventisette anni, tanti ne ha la Bandabardò, abbiamo tenuto la testa giù come un ciclista in volata e non abbiamo fatto altro che suonare. Siamo andati in Messico o nei campi di concentramento in Polonia. Sempre un tocca  fuggi, però. Ora si respira e si fiata e trovi il tempo per fare tutto quello che hai rinviato: non sei solo un uomo, una chitarra, un’asta e un microfono, ma una persona piena. Ho letto un metro e mezzo di libri e trovato il tempo per fare tutto in queste giornate lunghe quaranta ore. Sempre più innamorato di questa Fiesole silenziosa, verde, dolcissima”.

Erriquez dice, piuttosto, di temere questa fase due. “Ricominciare come prima significherebbe ricominciare ad avvelenarci la vita, a usare la natura e il mondo come una pattumiera. Spero che si ricominci ma con più tranquillità, più lentezza, più intelligenza. E che questo virus ci abbia insegnato qualcosa che non ci porti a ricominciare daccapo con gli stessi errori”.

Per il cantante, “Chi non se ne curava prima di come stiamo trattando il mondo, secondo me da domani dimentica tutto e riparte: lavoro, lavoro, lavoro, macchina, aereo. Con la convinzione che esistiamo solo perché abbiamo un posto di lavoro, non perché hai dei rapporti umani bellissimi, dei figli, un lato umano”.

Ricominciare come prima significherebbe ricominciare ad avvelenarci la vita, a usare la natura e il mondo come una pattumiera. Spero che si ricominci ma con più tranquillità, più lentezza, più intelligenza

IN QUARANTENA CON IL FIGLIO

Pochi giorni prima del blocco totale “è venuto a trovarmi qui a Fiesole mio figlio da Milano con la nuova fidanzata. Quando stavano per tornare su, sono arrivati i provvedimenti di blocco. Così sono rimasti con me. È stata un’occasione fantastica per godermelo, felicemente innamorato, pieno di progetti nei suoi venticinque anni. Non è facile per un ragazzo accettare di perdere un anno così, soprattutto per uno attivo e progettuale come lui. Sono stato contento di poter vivere questo periodo con lui. Se fosse stato a Londra, dove ha vissuto a lungo, distante, avrei vissuto peggio questo periodo”.

“Tutti i giorni – racconta Erriquez – gli faccio leggere gli articoli sugli animali che riprendono possesso delle città. Un fatto talmente bello che gli ho comunicato anche la positività del momento, non solo le tante cose negative. Siamo persone fortunate, io per primo faccio il lavoro della mia vita, ho un figlio meraviglioso, una compagna pazzesca. E anche vivere a Fiesole con un giardino è una bella fortuna”.

Chi è di qua è abituato a incontrarlo alla Coop. In questi giorni, convalescente dall’intervento di cui raccontava, non è uscito di casa. “Mi dicono però che tutti alla Coop rispettano le distanze e si salutano carinamente. Una cortesia che si spera sia un nuovo passo e non una temporanea voglia di tenerezza e di rispetto“. 

“Una cosa che abbiamo imparato in questi giorni – prosegue – è che anche la concezione del lavoro potrebbe cambiare: in tanti hanno scoperto che possono benissimo lavorare da casa, alzarsi la mattina e andare a letto, stando diciotto ore con i figli addosso. Che è una cosa meravigliosa. Per cui spero che si rivoluzioni la vita di tante persone: lo smart working è doveroso, meno macchine in giro, meno stress, meno tempo perso. Un caro amico mi raccontava che da anni usciva alle sette di mattina e rientrava alle otto di sera. Per cui i due figli di cinque e sei anni praticamente non li conosceva. Adesso ha recuperato il tempo con loro e non gli pare il vero”.

NOSTALGIA DI 25 APRILE E PRIMO MAGGIO

Con il primo maggio in piazza San Giovanni saltato nella modalità consueta, in tanti hanno ironizzato sui social: e che farà quest’anno la Bandabardò? Persino Lercio, la pagina facebook satirica, ha titolato: “Governo lancia primo maggio in smart working: “I rider porteranno la Bandabardò a domicilio”. La band l’ha rilanciato, divertita. “Abbiamo rilanciato anche Staino, amico e idolo che ha detto ‘Ma i giovani sanno cosa è la festa del lavoro? – Certo. È il lavoro che non sanno che cos’è’. A parte questo, ci è mancato il primo maggio, così come ci è mancato il 25 aprile. Abbiamo ricordi meravigliosi di queste date, come i concerti a Casa Cervi, o i primo maggio a Roma in piazza San Giovanni con 7-800 mila persone. Lo abbiamo fatto per sette volte, chiedendo sempre di andare presto il pomeriggio anche rinunciando a orari molto più appetibili televisivamente. Così avevamo la possibilità di andare in altre città ad altri concerti, ad altri primo maggio più casalinghi, con i partigiani o gli anziani delegati Cgil. Ne ricordo uno ad Avellino, dove c’era una fabbrica che stava chiudendo: 700 famiglie che rischiavano di restare senza reddito. Sono giornate che ti ricordi,  che ti fanno sentire utile, pur con il lavoro frivolo che facciamo, e parte di un ingranaggio“.
 
 

E la band suona “Passerà la notte” da casa / VIDEO

Intanto, proprio per il primo maggio, la band, con ciascun componente da casa propria ha lanciato questa versione di “Passerà la notte”. Ecco qua il video che gentilmente Erriquez ci ha concesso.

Ovviamente, per la prossima estate è tutto bloccato. “No, non abbiamo nessuna idea di quello che sarà, né noi né chi ci organizza la vita da ventisette anni e che in tutto questo tempo ci ha sempre convinto con la sua sicurezza. Non si sa niente ed è giusto che sia così davanti a problemi più urgenti. Credo che faremo un anno sabbatico pieno”. Oltre tutto, i concerti della banda sono caratterizzati da una fisicità prorompente e da una densità di popolazione ora impensabile. “Ci sono balli di gruppo, girotondi, abbracci. Le persone che cantano abbracciate sono il nostro concerto. Vederli dal palco è la cosa più bella del mondo. Non riesco proprio a immaginarli con un metro di distanza fra spettatori. Ma passerà davvero molto tempo, purtroppo”.

 

Ai nostri concerti si balla, ci si abbraccia. Non riesco proprio a immaginarli con le distanze di sicurezza fra spettatori. Ma passerà tanto tempo: credo che faremo un anno sabbatico pieno

“Il virus è arrivato proprio nel momento in cui avevamo finito il missaggio di due canzoni nuove. Il disco come supporto è diventato una cosa fuori dal tempo. Un esborso economico e di fatica psicofisica che, dopo undici dischi, non vale più la pena fare. Vogliamo fare come i giovani musicisti: registrare una canzone, metterla su internet con un video. Io sarei per farle uscire adesso, sul web, le due canzoni nuove che sono, fra l’altro, molto a tema. Una ha un ritornello che fa: ‘Apro la finestra e urlo perché qui manca l’aria’ e l’altra parla di un mondo che se ne sta andando in una direzione che non è la tua anche se tu decidi comunque di seguir la tua strada”.