“Care bambine, grazie del vostro invito alla Festa dell’Unità di Compiobbi. Anche se non posso venire”. Firmato: Gianni Rodari

di Damiano Fedeli
“Care bambine, grazie della vostra lettera, del vostro invito alla Festa dell’Unità di Compiobbi. Non credo di poter venire, però, perché quest’estate sarò spesso all’estero. Sarà per un’altra volta? Speriamo. Vostro Gianni Rodari”. È il 27 maggio del 1977 e il grande scrittore di libri per l’infanzia prende carta e penna. Lo fa per rispondere alla lettera di alcune bambine di Compiobbi che lo invitavano a partecipare alla locale Festa dell’Unità. Gianni Rodari – di cui quest’anno ricorre il centenario dalla nascita (23 ottobre 1920 a Omegna, in Piemonte) e i 40 anni dalla morte (14 aprile 1980, a Roma) con tante iniziative in tutta Italia, nei limiti ovviamente dell’attuale situazione – risponde loro con una lettera autografa, nella sua bella grafia ordinata e rasserenante. “Care bambine…”, dice rivolgendosi a “Patrizia Torrini, Rita Fusi ecc.”, come si legge sulla busta scritta nella stessa grafia. Declina l’invito perché impegnato all’estero ma, quasi dispiaciuto di deludere le sue giovani ammiratrici, lancia loro una speranza: “Sarà per un’altra volta? Speriamo”.

La lettera la conserva adesso Manuele Manni, del circolo Pd di Compiobbi. “Fu mio suocero, attivista del Pci, a chiedere alla figlia minore e ad altre bambine di scrivere a Rodari per invitarlo a Compiobbi. E lo scrittore, così carinamente, rispose. Mia moglie è insegnante e la figura di Rodari, per gli aspetti pedagogici, per tutto quello che ha fatto per l’infanzia in Italia, è davvero importante. Molte generazioni sono cresciute con le sue fiabe. Fra l’altro, sono diventato nonno in questi giorni…”.

“La Festa dell’Unità di Compiobbi era qualcosa di mitologico”, racconta ancora Manni. “La partecipazione era incredibile, specialmente alle tavolate, certo. Forse un po’ meno ai dibattiti, alle presentazioni di libri, ai comizi. Ma negli anni si sono avvicendati tanti personaggi di livello nazionale. Non era strano aver invitato Rodari. Da qui sono passati D’Alema, Fassino, Veltroni, Cacciari, Di Pietro. Ma il vero messaggio della festa era la possibilità di dare alle persone il divertimento, quel piacere, di cui in questi giorni si sente la mancanza, di stare insieme, in conversazione, con i bambini che potevano correre nel prato in sicurezza o delle generazioni che, sedute a tavola, si raccontavano le loro storie, giovani e anziani insieme. Un momento di confronto importante”. 

Un mondo mitico, quello della Festa dell’Unità di Compiobbi, diventato persino il soggetto di un film, quello “Zitti e mosca” girato proprio qui nel 1991 da Alessandro Benvenuti che a Compiobbi, nella locale Casa del Popolo, veniva a provare negli anni Settanta coi Giancattivi. “Per noi quel film fu l’apoteosi”, ricorda Manni. È la rappresentazione della Festa del 1991, la prima dopo la svolta della Bolognina di Occhetto con il passaggio da Pci a Pds, il conseguente disorientamento della vecchia guardia comunista e le giovani generazioni interessate più che altro al ballo.

Un film che è visibile gratuitamente sul sito di Mediaset Play a questo indirizzo

Oltre allo stesso Alessandro Benvenuti, nel cast c’erano Massimo Ghini, Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini, Niki Giustini, Athina Cenci, Novello Novelli, Alessandro Paci.

Il trailer del film

In occasione del lancio della pellicola l’Unità mandò persino un inviato nella frazione fiesolana. Dove già trent’anni fa l’ideologia sembrava annacquarsi. “Certo questa è un’epoca di transizione, sarà interessante studiarla fra qualche decennio, ma viverla non è facile”, diceva al giornale del partito il militante locale Gianfranco Benvenuti.  E concludeva il giornalista Stefano Miliani: “E i problemi più urgenti che gli abitanti di Compiobbi devono affrontare sono legati al vivere quotidiano: i treni che non si fermano più, le corse degli autobus che rischiano di venir soppresse, la mancanza di giardini, di panchine dove sedersi in tranquillità, lontano dalle auto.  L’ideologia, di questi tempi, rimane sullo sfondo”. Era il settembre 1991.