Foto: la collina fiesolana disegnata da Leonardo nel Codice di Madrid II (www.latoscanadileonardo.it)
di Damiano Fedeli
Nove dicembre 1515. Leonardo da Vinci scrive da Milano una lettera al suo castaldo, il suo fattore Zanobi Boni a Fiesole. Non è per niente soddisfatto del vino che le sue vigne fiesolane hanno prodotto e che il fattore gli ha inviato. “Le vite de Fiesoli in modo migliori allevate, furnire devriano all’Italia nostra del più ottimo vino”. E, invece, “non furono secondo le espettatione mie le quattro ultime caraffe et ne ho auto rammarico”. E così prosegue nella sua lettera con tutta una serie di consigli al fattore su come concimarle “con la maceria di calcine di fabbriche” o con pezzi di muro demolito, così da tenere le radici all’asciutto. E, ancora, gli dà consigli sulla vinificazione: “pessimamente alli dì nostri facemo il vino in vasi discuoperti”. In definitiva, se il fattore seguirà le indicazioni che Leonardo gli ha dato, “ berremmo vino excellente”.
“Il genio di Vinci non era legato a Fiesole solo per i suoi esperimenti sul volo umano da Monte Ceceri, l’episodio più noto”, spiega Mario Cantini, esperto di storia locale fiesolana, materia alla quale ha dedicato numerose pubblicazioni. “Leonardo a Fiesole abitò per un periodo e vi acquistò vari terreni agricoli”.
DALLO ZIO A FIESOLE
Nell’aprile 1501 Leonardo torna a Firenze dopo il lungo periodo a Milano – dove era stato dal 1482 al 1499 – e dopo vari soggiorni a Mantova e Venezia. Al suo rientro nel capoluogo toscano soggiorna proprio a Fiesole presso un parente, il canonico Alessandro Amadori, fratello di Albiera, matrigna dell’artista. Non aveva, presumibilmente, voglia di tornare a casa dal padre ser Piero, risposato per la quarta volta, forse a disagio, lui primogenito illegittimo, fra i tantissimi fratellastri (almeno quattordici) che non lo amavano particolarmente. Dopo la morte del padre, infatti, si coalizzarono contro di lui per la successione.
L’ACQUISTO DELLE VIGNE
A Fiesole Leonardo investe parte del denaro guadagnato a Milano e acquista due pezzi di terra contigui, coltivati a vite e olivi. Il primo è descritto nei documenti dell’epoca come “un pezzo di terra lavorativa e coltivata a olivi di sette staia circa, posto nel popolo della cattedrale di Fiesole, comitato di Firenze, in luogo detto ‘al piano di Sancto Pulinari’”. “La posizione di questa vigna, sul colle di Sant’Apollinare, come appare dai documenti, fa pensare che il suo podere fosse situato all’interno delle mura etrusche di via Adriano Mari ancora visibili”, spiega Cantini. Nel 2019, in occasione del cinquecentenario leonardiano, gli Amici dei Musei hanno simbolicamente piantato una vite proprio nel luogo dove presumibilmente si trovava la vigna originale, nei pressi di Villa l’Allodola, dove l’ex ad Fiat Paolo Fresco ha la sua villa e la sede della fondazione dedicata alla ricerca sul Parkinson.
IL VOLO DA MONTE CECERI, FRA STORIA E LEGGENDA
Leonardo disegna Fiesole in uno dei fogli del Codice di Madrid, indicando il Monte Ceceri, luogo dove si svolsero i suoi leggendari esperimenti sul volo umano. Tre volte menziona Fiesole nel Codice sul volo degli uccelli, dove annotava le sue osservazioni naturalistiche: “Come il cortone uccello di rapina ch’io vidi andando a Fiesole sopra il loco del Barbiga adì 14 di marzo”, scrive ad esempio nel 1505.

La storia si intreccia con la leggenda che vuole che a Fiesole Leonardo si dedicasse tutto alla sua macchina per il volo umano. Tommaso Masini, detto Zoroastro da Peretola – ironia della sorte, proprio il luogo dove adesso sorge l’aeroporto fiorentino – era, come ricorda Cantini, “amico e collaboratore di Leonardo stesso. Gli aveva dato una mano a smontare la macchina e a portarla a Fiesole nella rimessa del canonico Amadori. Insieme l’avevano rimontata, provando e riprovando ogni giorno i complicati congegni”. Leggenda vuole che l’apparecchio fu collaudato dallo stesso Zoroastro e che quel volo si concluse per lui con una rovinosa caduta e gravi ferite. Leonardo ci sperava tanto. Nello stesso Codice sul volo degli uccelli prevedeva un futuro radioso per la sua invenzione e per il volo dal Monte Ceceri: “Piglierà il primo volo il grande uccello sopra del dosso del suo magno Cecero, empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al nido dove nacque”.
LA PROPOSTA DEI “VECCHI FIESOLANI”
Proprio su Leonardo, al Fiesolano è giunta qualche giorno fa una email di alcuni lettori con una proposta. A scriverla un gruppo di amici che si autodefiniscono “i vecchi fiesolani”, “tutti nati a Fiesole e amici fin dalle elementari negli anni Cinquanta”. Ecco la loro idea: “Il Comune di Fiesole, come riportato dalla stampa, ha in programma di rendere meno anonima la facciata della scuola media di Borgunto, quella prospiciente il rinnovato ‘campino’ facendo realizzare un “murale” su bozzetto degli studenti. Sembra che il soggetto che dovrebbe essere rappresentato sia ispirato ai disegni di Matisse, celeberrimo pittore francese del Novecento, che però non risulta avere alcun legame con Fiesole. Da amanti del luogo e della sua storia pensiamo che più rispondente alla tradizione dovrebbe essere un murale che in qualche modo rappresenti Leonardo da Vinci”. Un modo, scrivono, per “indurre qualche visitatore e soprattutto i ragazzi della scuola, ad approfondire la conoscenza dei luoghi e della storia di Leonardo legata anche a Fiesole”.